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ripartenza appassionata

Ri-Partenza Appassionata

L’infanzia non va dalla nascita a una certa età, (quell’età in cui il bambino è cresciuto e mette da parte le cose infantili).
L’infanzia è il regno in cui nessuno muore.

(Edna St. Vincent Millay)

Ho sempre sentito i miei nonni parlare di guerra… non come mio papà, appassionato di storia e dei suoi dettagli più curiosi e poco noti, che è bellissimo ascoltare ma che parla di ciò che ha studiato.


I miei nonni raccontavano di quell’epoca come chi la sente ancora addosso: una nonna evitava l’argomento se poteva, però quando lo faceva le veniva in mente tanta pesantezza, la mancanza di tutto, la paura negli occhi dei suoi genitori che cercavano di proteggerla e darle un mondo fintamente bello nonostante tutto, magico in un certo senso..


Un’altra nonna parlava delle donne, delle mamme infuriate e scese in piazza con i mattarelli perché venivano loro negati sacchi di farina.
Tutta orgogliosa diceva come se parlasse del giorno prima: ” pericolose le donne se si arrabbiano, per i figli distruggerebbero i carri armati con le mani e gli uomini se ne sono accorti…!! e come sono corsi a dare loro ciò che chiedevano!”

La stessa nonna poi raccontava di quando di nascosto portava da mangiare a suo marito, mio nonno, nascosto tra le montagne dell’Isola d’Elba per non essere catturato dai tedeschi, con il rischio che le strappassero le unghie se scoperta.. “ma ero giovane e innamorata tanto da essere scellerata, ora non lo farei più, mi’a so an’ora grulla ‘ome prima!” da buona toscana.


Il nonno, che era poi stato fatto prigioniero, raccontava, col suo libro mai pubblicato alla mano, di quando lui e i compagni venivano cosparsi di petrolio per la scabbia.
Di quando era pronto ad azzannare un cartone come fosse stato un panino perché la fame gli stava divorando la mente oltre che il corpo.
Lo raccontava con gli occhi ancora esterrefatti che trasudavano una consapevolezza disarmata da una realtà veramente vissuta.


Quando li sentivo parlare di guerra, da bambina, non immaginavo cosa fossero le restrizioni di cui parlavano, non capivo la mancanza della libertà nelle più piccole cose, l’impossibilità a fare o avere ciò che serve o anche ciò che solo si desidera…SUBITO. Mi sembravano storie interessanti ma favole, nella mia percezione di bambina.


I bambini non possono capire questo strano momento come lo capiamo oggi noi adulti: Il virus con la corona sembra una favola della sera in cui c’è il cattivo che, però, in questo caso, impedisce loro di fare e vedere veramente chi vorrebbero vedere.


Non possono capire come noi ma stanno già vivendo qualcosa che li cambierà insieme a noi e alla società.
Negare e dire loro falsità per creare un mondo magico e protetto li renderebbe solo più fragili; usare, al contrario, le parole giuste, stimolerebbe la loro naturale e splendida resilienza…
Prendere esempio da loro nell’affrontare, ma anche nel ricostruire e ricostruirci, potrebbe essere un ottimo punto di Ri-Partenza Appassionata alla vita.


Nel loro mondo c’è sempre una POSSIBILITA’, c’è amore non condizionato dalla distanza e c’è sempre qualcuno o qualcosa di importante o BELLO che può distrarli dal dolore e dall’angoscia, in qualunque momento.


Soprattutto, nel loro mondo,
che potremmo provare a fare nostro,

Non c’è notte che non veda il giorno

(Shakespeare)
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